Terra di Lavoro

La provincia di Caserta, nasce dall’antica Terra di Lavoro, nota anche come Liburia, termine che deriva da un’antica popolazione denominata Leporini oppure Liburn (popolo laborioso), ebbe la sua massima estensione intorno al XIII secolo, epoca in cui includeva il territorio compreso tra il Tirreno con le isole Ponza e Ventotene, gli Appennini e la fascia meridionale della valle Roveto. Nel Regno delle Due Sicilie fu uno dei più importanti dipartimenti del sud, in cui Caserta successe come capoluogo all’antica città di Capua nel 1818, e comprendeva gli importanti centri di Capua, Nola, Gaeta, Sora, Aversa, Teano, Isola Liri. Definita anche la terra dei Borboni qui infatti i Borboni hanno lasciato tracce della loro presenza

Reggia di Caserta

La Reggia di Caserta è una residenza reale, storicamente appartenuta ai Borbone delle Due Sicilie, ubicata a Caserta. Voluta da Carlo di Borbone, la posa della prima pietra, che diede l’avvio ai lavori di costruzione, si ebbe il 20 gennaio 1752, su progetto di Luigi Vanvitelli: a questo seguirono il figlio Carlo e altri architetti. La reggia venne conclusa nel 1845. Assieme all’Acquedotto Carolino e al Belvedere di San Leucio, è stata inserita dall’UNESCO, nel 1997, nella lista dei patrimoni dell’umanità. Costituisce, inoltre, uno dei musei statali italiani, a cui, nel 2016, è stata concessa l’autonomia speciale dal Ministero della cultura.

Casertavecchia

Le origini di Casertavecchia sono ancora incerte, ma secondo la cronaca dei Longobardi meridionali scritta da Erchemperto, Historia Langobardorum Beneventanorum già nell’anno 861 d.C. esisteva un nucleo urbano denominato Casa Hirta (dal latino “villaggio posto in alto”). Originariamente è un dominio longobardo. Landolfo di Capua alla morte di suo padre, il conte Landone, s’impossessa della città ma lo zio, Pandone il Rapace, riesce ad agguantarlo. Dopo l’863 Casertavecchia viene occupata dal figlio del Rapace, Landolfo. Ma solo nell’879 con l’altro figlio del Rapace, Pandolfo, comincia la serie dei conti di Caserta. A seguito delle incursioni saracene e alle devastazioni delle città della pianura, gli abitanti e il clero delle zone circostanti, in particolare quelli della scomparsa città di Calatia, trovarono in Casertavecchia, protetta dalle montagne, un rifugio sicuro.

San Leucio

Prima ancora che prendesse il nome attuale, vi era un feudo dei conti Acquaviva di Caserta noto come Palazzo del Belvedere o Palagio Imperiale, descritto nel 1667 da Celestino Guicciardini. Annesso vi era anche un casino da caccia che fu restaurato poco più tardi da Francesco Collecini. Nel 1750, i possedimenti già Acquaviva, poi divenuti Caetani, passarono ai Borbone di Napoli, e il feudo divenne un romitorio per i reali. Stanco del caos e degli intrighi della corte reale casertana, tuttavia, nel 1773 Ferdinando IV volle costruirsi un ritiro solitario dove poter trascorrere del tempo spensierato. Scelse le colline che fiancheggiavano il Parco di Caserta dove già sorgeva un rudere di una cappella dedicata a San Leucio, il martire vescovo di Brindisi, dal quale prese il nome.

Anfiteatro Campano

L’Anfiteatro campano o Anfiteatro Capuano è un anfiteatro di epoca romana sito nella città di Santa Maria Capua Vetere – coincidente con l’antica Capua – secondo per dimensioni soltanto al Colosseo di Roma. Si trova all’interno della superficie comunale di Santa Maria Capua Vetere, di fronte Piazza I Ottobre. Parte consistente delle sue pietre fu utilizzata dai capuani in epoca normanna per erigere il Castello delle Pietre della città di Capua. Alcuni dei suoi busti ornamentali, utilizzati in passato come chiavi di volta per le arcate del teatro, furono posti sulla facciata del Palazzo del comune di Capua.

Museo Provinciale Campano

Noto anche come Museo Campano è un museo storico e archeologico dell’antica Campania e di Terra di Lavoro. La sezione archeologica ospita al suo interno la più importante collezione mondiale di Matres Matutae, provenienti dall’area dell’antica Capua, e una cospicua parte dei reperti archeologici del Fondo Patturelli, oltre che di numerosi reperti pre romani. È inoltre presente un grande lapidario oggi intitolato a Theodor Mommsen per il suo fondamentale contributo alla sua istituzione. La sezione medievale raccoglie invece importanti testimonianze sacre e laiche di Capua tra le quali i resti della più volte demolita Porta di Capua mentre la pinacoteca raccoglie opere di Bartolomeo Vivarini, Cristoforo Scacco, Giacinto Brandi, Giuseppe Marullo e soprattutto la più corposa collezione di opere di Francesco Liani.