Uno spicchio di collina caiatina affacciata sull’ansa del Volturno dove c’è un’oasi faunistica della Provincia. Una vigna ordinata che ha preso il posto di un boschetto aggrovigliato, un declivio netto, sempre ventilato, baricentrico tra il Monte Taburno, il mare e il sito originale della borbonica “Vigna del Ventaglio”.
La nuova “casa del vino” e la storica grotta scavata nel tufo dove don Lisandro conservava le sue specialità. A Caiazzo, vicino alla vigna, le attrezzature e gli spazi adeguati per una corretta vinificazione e per le maturazioni in acciaio e in legno. Una sala degustazione costruita col tufo e arredata modernamente completa la cantina nuova. A Casolla, zona pedemontana della città, la cantina nel tufo è lo scrigno delle maturazioni lunghe.
Nei circa dieci ettari il terreno muta, a macchia di leopardo, alternando una sabbia silicea a un terreno grasso, da una grande presenza di scheletro minerale ad una quasi totale assenza. Tracce remote affiorano, di tanto in tanto, durante il lavoro in vigna: piccoli fossili di conchiglie, ricordi del complesso passato geologico dell’Appennino Meridionale.
All’origine di tutto Alessandro Fusco, don Lisandro come era chiamato da tutti, ebbe in dote per il suo matrimonio, nel 1907, 6 botti di vino per aprire una vineria a Casolla con una profonda cantina scavata nel tufo grigio. Fortuna, innata capacità imprenditoriale e vista lunga per la scelta dei vini da spillare e la selezione delle uve da vinificare in proprio fecero della Cantina di Lisandro un posto frequentatissimo.
“Dalle uve migliori nascerà il miglior vino”: questa fu l’intuizione di don Lisandro, che, in tempo di vendemmia partiva con il suo carretto per andare a scegliere personalmente l’uva da comprare. Il viaggio di ritorno era fatto di notte, a vantaggio dell’uva da vinificare in cantina a Casolla.
Fino agli anni ’60 la Cantina prosperò, trasformandosi anche in emporio. Pasqualina, figlia di Lisandro, tenne in vita l’attività fino ai primi anni ’90.
Cento e più anni dopo le sei botti iniziali sono diventate il marchio (creato da Edward Rozzo) del progetto moderno. Una azienda vitivinicola con una vigna propria, ma ancora con la cuiriosità di cercare l’uva buona per altri vini, di ricercata qualità e personalità.